Quante volte ti è capitato di non resistere alla tentazione di controllare le notifiche che hai ricevuto sul tuo smartphone o di avere una forte necessità, irresistibile, di connetterti alla rete per chattare con i tuoi compagni o controllare i social network? Questi potrebbero essere sintomi di una “patologia” che sta aumentando la diffusione durante questi ultimi anni e faresti bene a prendere in considerazione alcuni suggerimenti che ti fornisco in questa guida in cui ti spiego come combattere la nomofobia.
Che cos’è la dipendenza da Smartphone e come combatterla?
La “dipendenza” da cellulare (nomofobia) è un problema sempre più pressante in una società in cui siamo tutti connessi h24! Per molte persone (giovani e meno giovani) controllare la mail, vedere la bacheca Facebook, sbirciare tra le foto su instagram è diventata una vera e propria ossessione e controllare le notifiche sul cellulare diventa la prima cosa da fare la mattina appena alzati (e probabilmente l’ultima, prima di andare a dormire).
Per fortuna esistono alcune strategie per curare questa “patologia” (nomofobia è il nome esatto di questa patologia che consiste nella paura di rimanere senza cellulari, disconnessi dalla rete) che affligge milioni di persone in tutto il mondo.
Uno studio condotto da Adam Alter, docente presso la New York University, solo per citare uno dei tanti studi che affrontano la problematica della dipendenza da cellulare, ha evidenziato come alla domanda “osso o cellulare rotto? Cosa scegli?”, il 46% degli intervistati abbia scelto un osso rotto ed il restante 54% abbia optato a malincuore per il cellulare, con forti resistenze. Ecco che il cellulare (e di conseguenza la connessione alla rete internet e ai social media) diventa una parte quasi fisica del nostro essere, non un semplice strumento. Per chi voglia approfondire il rapporto tra digitale e società segnaliamo il sito RelazioniDigitali.eu, per uno sguardo su internet e i social network nella società italiana.
Studio poco affidabile? Può darsi, ma che la diffusione incontrollata degli smartphone stia generando in una serie di disturbi ossessivo compulsivi resta un dato di fatto incontrovertibile.
La nomofobia: di cosa si tratta?
Il termine “nomofobia” è stato usato per la prima volta da un ente di ricerca britannico e vuol dire “no-mobile-phone phobia”, espressione traducibile con “paura di non aver accesso alla rete di telefonia mobile“. Ecco alcuni dei sintomi causati da questa dipendenza. Innanzitutto, un nomofobo ha sempre con se una powerbank o un caricabatterie con i quali ricaricare lo smartphone. Inoltre, controlla con molta frequenza il cellulare, si assicura che sulla sua scheda ricaricabile sia sempre presente del credito residuo, possiede più di un solo telefono, non va al bagno senza uno smartphone o un tablet al seguito, intrattiene una miriade di rapporti sociali via internet a discapito di quelli reali.
I metodi utili a combattere la nomofobia
Partiamo con un assunto sempre valido: “lontano dagli occhi, lontano dal cuore”. Chi non ha la necessità di usare lo smartphone dovrebbe riporlo in un luogo poco accessibile, oppure spegnerlo e metterlo in un cassetto. Insomma, la regola fondamentale è non avere lo smartphone a portata di mano durante le ore di studio o di lavoro. La scrivania dovrà diventare un luogo off-limits per il cellulare!
La maniera più efficace per limitare o eliminare un’abitudine dannosa non è far leva sulla scarsissima forza di volontà di cui siamo dotati, ma sfruttare gli ostacoli a nostro favore. Un altro modo per combattere la nomofobia è quello di evitare di accendere il telefono ogni due o tre minuti per controllare notifiche, squilli, telefonate, etc… .
Secondo gli studi condotti dalla ricercatrice Natasha Sch¸ll, durante il cosiddetto “ciclo ludico” (connettersi, posare il cellulare, attendere qualche secondo, leggere le nuove notifiche e così via..) la mente umana entra in una sorta di trance, continuando a ripetere all’infinito attività che possono creare dipendenza grazie al rilascio di dopamina. Come comportarsi in questi casi? Il metodo migliore per sconfiggere la dipendenza è quello di scegliere a priori il tempo da dedicare alle distrazioni. Infine, il metodo più drastico in assoluto: disinstallare le app che ci fanno perdere più tempo, che si tratti di Facebook, Twitter o altre. Disertare le chat e i social, autentici poli d’attrazione per giovani e meno giovani, è la mossa migliore che si possa fare, magari utilizzandoli soltanto quando si è al computer ed evitando di impiegarli mediante telefono.
Uscirne non è impossibile, basta volerlo, ed anche la prevenzione e delle corrette relazioni digitali tra le persone e tra “strumenti e e persone” dovrebbero costituire la base per un percorso di media education volto ad informare ed educare all’uso dei dispositivi digitali tutti i cittadini, adolescenti in primis!
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